L'Urlo è un celebre dipinto del pittore norvegese Edvard Munch, ad oggi conservato nella Galleria nazionale di Oslo.
Fu realizzato dall'artista nel 1893, in quattro versioni ma la più celebre è quella a tempera su pannello del 1910.
Ad ispirare Munch, per la realizzazione di questo quadro, è una riflessione strettamente personale dell'artista, che egli stesso ha, poi, reinterpretato in poema, segnandolo sulla cornice della versione del 1895:
«Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto a una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.»
Il luogo rappresentato è un sentiero in salita, su una collina sopra la città di Oslo, ma spesso viene confuso con un ponte a causa del parapetto.
La figura in primo piano è terrorizzata e, per emettere il grido, si comprime la testa con le mani, perdendo egli stesso ogni forma umana. Il suo corpo muta in una sorta di serpente, di ectoplasma, divenendo quasi come senza scheletro, deforme. Le labbra nere, le narici dilatate e gli occhi sbarrati sono testimoni dell'orrore che, la bocca, esprime in un grido tale da distorcere ogni cosa intorno a sé, anche il paesaggio circostante.
Il mio omaggio raffigura quest'opera su una base per ciondolo in metallo color argento, di circa 3 x 4 cm, riempita di pasta polimerica e dipinta a mano con colori acrilici e vernice.